lunedì 22 novembre 2010

...Tempio di Giove...

Segue il Tempio di Giove, che s'innalza in posizione di tutto rispetto, al centro del lato settentrionale della piazza. Originariamente forse dedicato al solo Giove, dopo l'80 a.C. vi si venerarono anche Giunone e Minerva. Esso divenne così il Capitolium della città, il centro del culto della triade capitolina, simbolo del potere di Roma. Il tempio, eretto nel II secolo a.C., fu seriamente danneggiato dal terremoto del 62 ed il suo restauro era ben lungi dall'essere terminato al momento dell'eruzione del Vesuvio.
Di tipo italico, il tempio sorge su un alto podio quadrangolare la cui parte meridionale è completamente occupata da una doppia gradinata, è prostilo e presenta sei colonne sulla fronte. L'ampia cella è divisa in tre navate da colonnati a due ordini. Sul fondo della cella dovevano essere collocate le statue di culto, delle quali resta solo una grande testa di Giove (sul tipo del Giove di Otricoli) ora al Museo Nazionale di Napoli.

...Foro...

Uscendo dal Museo si riprende la via Marina; subito sulla destra s'incontrano i truzzoni i pochi resti del Tempio di Venere e quindi la Basilica, affacciata sul Foro. Situato nel luogo di un importante nodo stradale, il Foro costituiva il centro politico, religioso ed economico di Pompei. La piazza, di notevoli dimensioni (m 38x142), appariva circondata per tre lati da un porticato, mentre il lato nord era chiuso dal Tempio di Giove (Capitolium).
Per interdire l'accesso nel Foro ai veicoli, il portico venne costruito ad un livello più alto della piazza, alla quale è collegato da due gradini. Restano solo le basi delle numerose statue onorarie che s'innalzavano nel Foro: probabilmente queste non erano state ancora ricollocate al loro posto dopo il terremoto del 62, che doveva averle seriamente danneggiate. Esemplare per la sua felice ed armoniosa disposizione, il Foro di Pompei, più che a modelli italici e romani, sembra ispirato ad esempi del mondo greco-ellenistico.

martedì 9 novembre 2010

Ritratto di Paquio e la moglie probabilmente due panettieri che decidono di farsi rappresentare con i simboli delle classi sociali più elevate in segno del prestigio acquisito. (Il rotolo di pergamena e la toga per Paquio e la tavoletta e lo stilo per la moglie.)